L’ospedale di Termini Imerese sarà dimezzato, nel silenzio?

In questi giorni l’Assessore per la salute della Regione Siciliana ha reso noto ai sindacati il piano di riorganizzazione della rete ospedaliera siciliana. Tale piano era già stato presentato al Ministero della salute alcuni mesi fa, ma le proteste che aveva suscitato in molti territori e presso gli addetti ai lavori, che lamentavano tutti la falcidia di alcune realtà ospedaliere, tra cui l’ospedale Giglio di Cefalù, avevano indotto l’assessore ed il governo regionale a mettere mano ad una ulteriore revisione che, alla fine, sembra avere avuto la luce.

Va notato come, nonostante il piano di alcuni mesi fa prevedesse l’individuazione dell’ospedale di Termini Imerese come ospedale di base, con conseguente riduzione dei reparti attualmente presenti e operativi , nessuna voce, né politica, né sindacale, né istituzionale, si era levata contro tale ipotesi. Il che conferma, ancora una volta, lo stato di catalessi in cui vive ormai la popolazione termitana e la quasi totale assenza di una effettiva e attenta rappresentanza politica e sindacale della nostra città.

L’obbligo per le Regioni di procedere alla riorganizzazione della rete ospedaliera nasce dalla legge n. 135 del 2012 che ha previsto per l’assistenza ospedaliera la fissazione di un tetto di 3,7 posti letto per mille abitanti, comprensivi di 0,7 posti letto per mille abitanti da destinare alla riabilitazione ed alla lungodegenza. Tutto ciò avrebbe dovuto essere realizzato al massimo entro la scadenza del patto della salute 2014/2016, pena la impossibilità ad effettuare concorsi per l’assunzione di personale.

Successivamente, è stato emanato il decreto del ministro della salute n. 70 del 2015, che ha fissato i parametri per la definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi alla assistenza ospedaliera, provvedendo anche alla individuazione dei livelli in cui situare i vari presidi ospedalieri con le conseguenti unità operative e specializzazioni.

Ha quindi distinto i nosocomi in:

  1. Presidi ospedalieri di base, con un bacino di utenza compreso tra 80 mila e 150 mila abitanti, nei quali devono esistere i reparti di Pronto soccorso, Medicina, Chirurgia, Ortopedia, Anestesia, nonché i servizi h.24 di radiologia, laboratorio di analisi, emoteca, oltre ad alcuni posti letto per l’osservazione breve intensiva.
  2. Presidi ospedalieri di 1° livello, con un bacino di utenza tra 150 mila e 300 mila abitanti, in cui devono essere presenti il Dipartimento di emergenza assistenza (DEA) di 1° livello, definito anche come spoke; Medicina, Chirurgia, Anestesia e Rianimazione, Ortopedia e traumatologia, Ostetricia e ginecologia, Pediatria, Cardiologia con Utic, Neurologia, Psichiatria, Oncologia, Oculistica, Otorinolaringoiatria, Urologia, nonché posti letto per l’osservazione breve intensiva e posti letto per terapia sub intensiva.
  3. Presidi ospedalieri di 2° livello, con un bacino di utenza tra 600 mila e 1,2 milioni di abitanti, in cui sono presenti il DEA di 2 livello (Hub) e gran parte delle specializzazioni.

Sono possibili anche ospedali di comunità con 20 posti letto e presidi per zone disagiate.

La proposta in questi giorni illustrata dall’assessore per la salute, che deve essere esaminata dalla Commissione sanità dell’Ars e trasmessa al Ministero per l’approvazione definitiva, modificando notevolmente l’impostazione data in precedenza, innanzitutto abolisce gli ospedali di comunità e poi individua alcuni presidi in zone disagiate tra cui, per restare all’area metropolitana di Palermo, ci sono Petralia Sottana e Corleone.

Sempre per restare alla nostra area metropolitana, individua ben tre ospedali di 2° livello: Civico, Policlinico, Villa Sofia-Cervello a Palermo. Individua tre ospedali di 1° livello: Ingrassia e Buccheri La Ferla a Palermo e Giglio a Cefalù. Individua 2 ospedali di base: Partinico e Termini Imerese.

La prima osservazione da fare è che l’offerta di livello specialistico è tutta concentrata nella città di Palermo, mentre nel resto dell’area metropolitana insisterebbero solo 1 presidio di 1° livello e 2 presidi di base. Sopravvivono i presidi di Petralia e Corleone ma solo come piccole strutture per aree disagiate. Gli effetti di stortura sono evidenti: intasamento della città e depauperamento del territorio, contraddicendo anche la filosofia dell’area metropolitana che vorrebbe i servizi equamente distribuiti nel territorio, più vicini possibile ai cittadini/utenti.

Per non parlare del declassamento che subirebbero due presidi strategici come quelli di Termini Imerese e Partinico. Come abbiamo visto, infatti, in queste due strutture sono destinati a rimanere solo 4 reparti, con la soppressione di tutti gli altri, mentre alcuni posti letto potrebbero essere trasferiti in altri presidi.

L’ospedale di Termini Imerese ne uscirebbe praticamente dimezzato! Va ricordato, infatti, che presso l’ospedale della nostra città sono presenti oggi i reparti di: Anestesia e rianimazione con 8 posti letto (il doppio di Cefalù!), Medicina, Chirurgia, Ortopedia, Ostetricia e ginecologia, Pediatria, Psichiatria.

Dal momento che uno dei principi cardine della riorganizzazione della rete ospedaliera è la riduzione dei posti letto a 3,7 per mille abitanti e che, di conseguenza, dovranno essere tagliati reparti e posti letto per raggiungere quel risultato in tutta la Regione, risulta ovvio che da qualche parte quei reparti e quei posti letto devono essere tagliati. Un presidio ospedaliero che oggi presenta un numero di reparti superiore a quelli che deve avere se classificato come ospedale di base, diventa l’obiettivo prioritario della riduzione.

A questo punto si pongono alcune domande:

  • Perché l’ospedale di Cefalù in precedenza classificato come ospedale di base diventa oggi presidio di 1° livello, nonostante il Giglio sia una struttura che dipende da una Fondazione che, ancorché partecipata da enti pubblici, opera in regime di diritto privato, svolge le sue attività attraverso una convenzione con la Regione, mostrava una negativa situazione di bilancio?
  • Perché gli ospedali pubblici di Termini Imerese (che con Petralia Sottana forma una unica struttura come ospedali riuniti) e Partinico vengono classificati come ospedali di base, mentre a Palermo vengono individuate addirittura tre strutture come presidi di 2° livello (dal momento che ciò significa depotenziare il territorio e potenziare oltre misura la città)?
  • Nell’ospedale di Termini Imerese che fine farà il reparto di rianimazione, che è una struttura di alta specializzazione che qualifica l’intero presidio? Verrà chiuso e i posti letto soppressi?
  • Che fine farà il reparto di ostetricia e di ginecologia, non previsto in un ospedale di base? Anche esso sarà soppresso, nonostante il punto nascita di Termini Imerese registri circa 600 parti all’anno, mentre per fare un esempio l’ospedale di Cefalù ne registra molti meno di 500, tanto è vero che ne era stata ipotizzata la chiusura?
  • Che fine faranno i reparti di pediatria e psichiatria? Saranno soppressi anch’essi?

Noi non siamo per la difesa ad oltranza dei presidi ospedalieri, anche quando essi non hanno ragione di esistere e, anzi, rappresentano un potenziale rischio per la salute dei cittadini, qui il punto è che per quelle che a noi sembrano ragioni di potere, si privilegiano realtà e strutture a scapito di altre che, allo stesso modo e/o per bacino di utenza, possono assolvere benissimo a funzioni di assistenza di livello superiore.

Un’ultima domanda: nella nostra città si continuerà a tacere, magari con la promessa dell’apertura di posti letto per la riabilitazione e la lungo degenza, previsti ormai da anni ma che, in ogni caso, non compensano per niente la perdita di reparti specialistici ed efficienti?

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