INCUBATORE DI IMPRESE (2). APRIRE MA FACENDO LE COSE PER BENE   

Nelle pagine di questo Osservatorio abbiamo trattato un anno fa della questione dell’incubatore di imprese sito nella zona industriale, nell’area dell’ex Chimica del Mediterraneo, con una superficie di 4.050 mq di cui 3.200 mq destinati alle imprese e 850 mq per servizi comuni, e che può accogliere fino a 26 aziende in fase di avvio. Ancora chiuso e inattivo. La struttura, realizzata da Invitalia con fondi pubblici, era stata affidata dalla stessa Invitalia alla società Sviluppo Italia Sicilia. Tale società però, successivamente, è stata posta in liquidazione per decisione della Regione Siciliana.

Un paio di anni fa erano state assunte delle iniziative sfociate in una intesa tra Invitalia, il Comune di Termini Imerese ed il Consorzio Arca dell’Università di Palermo che si occupa di start-up. Invitalia si era dichiarata disponibile ad una formula che prevedeva l’affidamento della struttura al Comune di Termini Imerese come soggetto gestore ed al Consorzio Arca come soggetto (attuatore) responsabile della assistenza alle imprese. La intesa aveva portato alla redazione di una convenzione il cui schema era stato approvato dalla Giunta comunale con delibera n. 52 del 31/3/2016. In realtà, poi, nulla era stato fatto. Da una parte le perplessità del settore bilancio del Comune sugli oneri che avrebbe comportato la neutralizzazione delle imposte comunali sull’immobile per quattro anni. Dall’altra le dimissioni del sindaco Burrafato, hanno portato ad una fase di stallo.

Del tema si era parlato a lungo nel corso del focus che Rivediamoitermini ha organizzato il 4 marzo2017 presso la ex Chiesa della Misericordia dedicato alla zona industriale, anche grazie alla presenza ed agli interventi dell’Ing. Roberto D’Agostino, Presidente del Parco scientifico e tecnologico della Sicilia e dell’Ing. Fabio Montagnino del Consorzio Arca. Come da più parti è stato rilevato, un incubatore di imprese di tali dimensioni, se ben gestito, può rappresentare una occasione straordinaria per il nostro territorio per rilanciare concretamente una ipotesi di sviluppo legato ad aziende locali ad alto tasso di innovazione e di creatività, dal momento che un incubatore di imprese, dove queste strutture funzionano, è un suscitatore di sviluppo territoriale.

Rivediamoitermini, in seguito al focus, aveva poi scritto una lettera al Commissario straordinario del Comune di Termini Imerese, sollecitando l’Amministrazione comunale a prendere una posizione attiva nei confronti delle autorità competenti e a convocare un incontro sulla questione.

Anche grazie all’incontro da noi organizzato il 4 marzo, tra Parco Scientifico e tecnologico e Consorzio Arca era stata raggiunta una intesa che prevedeva l’affidamento al Parco scientifico della struttura della zona industriale, mentre al Consorzio Arca sarebbe stato affidato il compito di animare l’attività dell’incubatore stesso, organizzando e seguendo le imprese che si sarebbero insediate.

L’intesa era stata condivisa e fatta propria dal governo della Regione Siciliana che aveva fatto presente ad Invitalia la propria decisione favorevole a che la struttura dell’incubatore venisse affidata al Parco Scientifico e tecnologico della Sicilia, mentre l’attività di supporto alle imprese venisse affidata al Consorzio Arca. Purtroppo, probabilmente a causa del venire meno degli impegni assunti dal governo della Regione, neanche questa iniziativa è più andata avanti.

Alcuni mesi fa è emersa un’ altra ipotesi, non sappiamo ad iniziativa di chi, che sarebbe stata messa a punto in un incontro tenutosi al Comune di Termini Imerese: come soggetto gestore non ci sarebbe stato solo il Comune di Termini Imerese, ma un raggruppamento costituito dal Comune e dalle due Unioni di Comuni operanti sulle Madonie. Accanto ad essi (come soggetto attuatore?) non più soltanto il Consorzio Arca, ma anche Sosvima, società di sviluppo mista pubblico/privato operante anch’essa sulle Madonie.

Da qui la delibera n. 52 del 7/3/2018, con la quale la Giunta Comunale si impegna ed autorizza la costituzione di una Ats (Associazione temporanea di scopo), tra il nostro Comune e le due Unioni di Comuni delle Madonie, per assumere la gestione dell’incubatore di imprese. Con la costituzione della Ats si dà anche mandato collettivo speciale con rappresentanza al Comune di Termini Imerese, che ne diventerà quindi capofila responsabile.

La delibera suscita non poche perplessità. Innanzitutto perché non viene esplicitato il motivo per il quale il comune di Termini Imerese decide di raggrupparsi con altre Unioni di Comuni, visto che l’incubatore ricade sul territorio del nostro comune e su di esso ricadono gran parte degli oneri.

Poi per la forma scelta per riunire in gruppo il Comune e le Unioni di Comuni. Una Ats, infatti, altro non è se non una variante dell’Ati (Associazione temporanea di imprese), da cui differisce proprio perché vi prendono parte enti pubblici, ma che, come l’Ati, è regolata dal codice civile. Una Ats si costituisce per presentare un progetto comune per il quale viene chiesto un finanziamento, o per realizzare un lavoro pubblico di comune interesse. E’ fin troppo evidente che deve trattarsi di un gruppo limitato nel tempo e nell’oggetto, mentre nel caso dell’incubatore siamo in presenza di un vero e proprio servizio e di una durata potenzialmente illimitata. Molto meglio si sarebbe prestata alla bisogna la forma prevista dall’articolo 30 del TU EE.LL 267/2000, che individua nello strumento della convenzione la modalità di elezione per dare vita a raggruppamenti di enti locali per la gestione di servizi.

Non è chiaro e non è chiarito in delibera perché si è scelta la forma di una Ats, che poco si attaglia a ciò che si intende fare. Una cosa è chiara: una Ats si costituisce con delibera di Giunta Municipale, una convenzione tra comuni richiede l’intervento dei consigli comunali. Dobbiamo pensare che si è scelta l’Ats (sempre che sia una cosa possibile) per evitare di sottoporre la scelta al Consiglio Comunale di Termini Imerese?

Nella delibera sono del tutto oscuri i passaggi che hanno portato alla costituzione dell’Ats. C’è, ma soltanto nell’atto costitutivo che viene approvato contestualmente, un riferimento criptico ad una riunione del 19/12/2017 in cui i tre enti pubblici, nonché Sosvima e Consorzio Arca hanno convenuto circa l’opportunità di sottoscrivere una Intesa Istituzionale con Invitalia. Di questo incontro, tuttavia, non viene riportato alcun documento scritto (protocollo d’intesa, verbale sottoscritto), che possa supportare gli atti.

Nella delibera e negli atti collegati (atto costitutivo e regolamento dell’Ats), non si fa mai un riferimento a quale sarà il ruolo dell’Ats (soggetto gestore dell’incubatore?), né quello di Sosvima e Arca (soggetti attuatori entrambi?). Sosvima, per di più, non vanta alcuna esperienza concreta di gestione di incubatori e la sua presenza, se si ritiene opportuna, dovrebbe essere motivata. Nella delibera, invece, si fa un generico riferimento a Arca, ma nessuno a Sosvima.

In entrambi i casi, inoltre, andrebbero motivati la scelta e i rapporti di questi con l’Ats. Trattandosi di ente pubblico a noi sembra che, comunque, l’Ats avrebbe potuto (dovuto?) formulare un bando pubblico per la scelta di soggetti di cui avvalersi per il supporto tecnico alle imprese che si insediano nell’incubatore. Se non si è scelto il bando pubblico, si deve motivare perché si è optato per un’altra forma di affidamento. Né Sosvima, né Arca entrano o entreranno come soci dell’Ats, trattasi dunque di soggetti esterni, e a questo proposito dovrebbe valere quanto previsto dall’atto costitutivo dell’Ats che all’art. 7 prevede il ricorso allo strumento della convenzione con altri enti pubblici, o dell’avvalimento e del supporto di enti privati, per lo sviluppo dell’incubatore. Qui si pone la questione di Parco scientifico e tecnologico. Perché è stato tagliato fuori? Ne è stata sondata la disponibilità a entrare a far parte della compagine che gestirà l’incubatore? Parco ha una esperienza diretta di incubazione di imprese e agisce prevalentemente sulla filiera agroalimentare, quindi avrebbe tutti i titoli e noi l’interesse a coinvolgerla.

La verità è che regna confusione, che genera pasticci anche formali. Ad esempio il regolamento. Esso dovrebbe disciplinare, come si dichiara, i rapporti tra l’Ente capofila mandatario (Comune di Termini Imerese) e gli altri enti associati (Unioni di Comuni). A leggerlo, però, appare tutt’altro. All’art. 1 si definisce una struttura organizzativa costituita da Ats, Sosvima e Arca (che non sono soci dell’Ats). All’art. 5 si istituisce un coordinamento tecnico che, sembra di capire, sarà quello che dirigerà il tutto, formato da tre componenti, di cui uno in rappresentanza di Ats, uno di Sosvima, uno di Arca, laddove questi ultimi, soggetti esterni e non soci, avranno il controllo di quel che farà l’incubatore.

Scorrendo l’atto costitutivo ed il regolamento si notano clamorose incongruenze: all’art. 6 dell’atto costitutivo si dice che Ats ha un solo organo volitivo, rappresentato dall’assemblea dei soci. Più avanti, per confonderci tutti, si dice che l’Assemblea è presieduta dal Presidente del Consiglio di Amministrazione che però, ovviamente, non è previsto in alcun articolo. All’art. 4 del regolamento si parla del presidente dell’assemblea eletto dalla stessa, anche se di norma è il rappresentante della capofila mandataria che dovrebbe presiedere l’Assemblea dei soci. All’art. 7 del regolamento rispunta il Cda, che dovrebbe affidare gli incarichi esterni. (Questa degli incarichi sembra essere una malattia perniciosa).

Se ne ricava l’impressione che tale confusione nasca dall’obiettivo di creare equilibri interni e postazioni per tutti, anche a scapito della correttezza degli atti e della fluidità operativa. Forse pensano all’incubatore come un centro di potere (piccolo per quanto sia), nulla importando che si tratti di un servizio, di cui si sta onerando il nostro comune, che dovrebbe cominciare a invertire il trend negativo della zona industriale?

Un ultimo aspetto riguarda gli oneri finanziari e la loro copertura in bilancio. Nella delibera di giunta non è stato chiesto il parere contabile del dirigente del settore del nostro comune, né è stata utilizzata la formula che dall’applicazione della delibera non derivano oneri per l’amministrazione. Gli oneri ci sono: palesi e occulti. All’art. 8 dell’atto costitutivo si dice che il patrimonio sociale dell’Ats è costituito, tra gli altri cespiti, anche dai contributi versati dagli associati, da quantificare però in una fase successiva. Nessuno li quantifica, neanche in via presuntiva. All’art. 2 del regolamento si dice che il Comune di Termini Imerese assume l’impegno di detassare totalmente l’incubatore dai tributi comunali gravanti, almeno per i primi quattro anni. Si prevedono dunque minori entrate per le casse comunali. Di quanto si tratta, è stata individuata la copertura in bilancio?

In nessuna parte della delibera e degli allegati, infine, si fa cenno al bilancio dell’incubatore. Non c’è una quantificazione dei costi, né tantomeno dei ricavi. Non si sa gli uni e gli altri a carico di chi saranno: del gestore? dell’attuatore? In caso di perdite, a carico di chi saranno? Non sarebbe il caso di esplicitarlo adesso, anche per evitare sorprese future?

Noi ci siamo adoperati e abbiamo assunto nel tempo diverse iniziative (anche da soli) per giungere alla apertura dell’incubatore di imprese della zona industriale. Non abbiamo pregiudizi nei confronti di alcuna soluzione, purché essa sia nel solco della legittimità degli atti, della chiarezza propositiva e non leda le aspettative della nostra comunità. Ci chiediamo: perché non coinvolgere il Consiglio Comunale nelle scelte, di modo che tutto il percorso possa essere pubblico e trasparente? Perché no, signor sindaco?

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