Alla fine, è spuntato il Conto consuntivo

Con delibera del 30 dicembre il Commissario straordinario del Comune che, ricordiamolo, sostituisce sindaco e giunta, ha approvato la relazione generale al rendiconto del bilancio per l’anno 2015. Due notazioni preliminari:

La prima è il ritardo con cui si giunge a quest’atto che, come tutti i documenti di bilancio, è fondamentale per la vita del comune. Il rendiconto andava approvato dal Consiglio Comunale entro il 30 aprile 2016, ma ancora non ne è iniziata la discussione. Non va meglio per il bilancio preventivo per il triennio 2016/2018: l’anno 2016 è trascorso, ma del bilancio neanche l’ombra.

La seconda è che, a partire dall’anno 2015, sono cambiate le regole che presiedono alla formazione dei bilanci pubblici, attraverso la cosiddetta armonizzazione contabile valida in tutta Italia e per tutti gli enti. Adesso i bilanci sono più veritieri e più trasparenti, dovendo registrare tutti i movimenti contabili, alcuni dei quali, fino ad ora, non venivano evidenziati e dovendo rappresentare tutta la situazione finanziaria dei comuni facendo riferimento alle effettive scadenze dei crediti e delle obbligazioni (principio della competenza rafforzata). Tutto ciò ha comportato una lunga e complicata fase di adeguamento, nonché la messa a nudo di tutte le magagne fino ad adesso rimaste nascoste nelle pieghe dei bilanci.

Tra l’altro, la mancata tempestività nell’approvazione del rendiconto ha comportato una serie di conseguenze pregiudizievoli per la gestione finanziaria, quali: l’impossibilità di utilizzare l’avanzo di amministrazione e la sospensione dell’ultima rata del contributo ordinario versato dallo Stato per l’anno di riferimento.

Dall’esame del rendiconto emergono alcuni dati fondamentali:

  1. Anche per il 2015, così come era avvenuto in precedenza, il comune non ha rispettato il patto di stabilità, che è stato sforato per circa 1 milione 394 mila euro. Lo sforamento del patto di stabilità comporta le sanzioni previste dalla normativa vigente, tra le quali il divieto assoluto di procedere ad assunzioni e di contrarre mutui.
  2. Il risultato di amministrazione evidenzia un extra disavanzo di 254 mila euro circa, rispetto al disavanzo atteso. Infatti la quota indisponibile del risultato di amministrazione è salita a 16 milioni 475 mila euro, fatto questo che testimonia dell’estrema difficoltà a gestire il bilancio nel nostro comune e delle scelte sbagliate che sono state fatte. Questi numeri necessitano di alcune spiegazioni in più: nel 2015 il comune ha riscosso entrate per 60,567 mn di euro ed ha effettuato pagamenti per 61,541 mn. Il fondo cassa iniziale era di 4,325 mn e quindi è sceso a 3,380 mn alla fine dell’anno 2015. I residui attivi (le somme che il comune aveva diritto di riscuotere nel 2015 e che non sono state riscosse) sono stati determinati in 11,196 mn, portando così il totale dei residui attivi a 31,296 mn. I residui passivi (somme che il comune ha impegnato nel corso dell’anno ma che non sono state pagate) sono aumentati di 10,646 mn, portando così il totale a 17,519 mn.  Ai fini del risultato di amministrazione va considerato il Fondo pluriennale vincolato per spese correnti e spese in conto capitale (sono somme riscosse, a fronte delle quali stanno obbligazioni assunte per specifiche destinazioni ma ancora non spese) per 7,884 mn. A questo punto ci sarebbe un risultato positivo per 9,183 mn, senonché, come detto più sopra, le nuove regole di contabilità impongono di iscrivere anche, nella parte relativa alla spesa, un fondo per i crediti di dubbia esazione (residui attivi, derivanti da tasse, multe, etc. che non si è sicuri di potere riscuotere e per i quali va calcolata una percentuale sul totale dei residui attivi) ammontante a 15,271 mn; impongono altresì di iscrivere un fondo vincolato per pagamento mutui di 9,199 mn, per cui, alla fine, il risultato di amministrazione è risultato negativo per 16,475 mn, che dovranno essere recuperati nei prossimi trenta anni circa, iscrivendo in bilancio una spesa annua di 559 mila euro, aumentati adesso dell’extra disavanzo.
  3. Come si è avuto modo di vedere, un ruolo particolare, ai fini dell’andamento del bilancio, lo assumono i residui, quelli passivi, ma ancor più quelli attivi. Tra i tanti obblighi imposti dalle nuove regole c’è stato anche quello di procedere ad un riaccertamento straordinario dei residui, provvedendo alla cancellazione di quelli che non avevano più ragione per essere mantenuti in bilancio. Il motivo è presto detto: i residui attivi creano disponibilità per le spese, ma quando non sono esigibili, queste spese non troveranno copertura, generando disavanzi, anche consistenti, da dover ripianare. Come tutti gli enti anche il comune di Termini Imerese ha proceduto (con molti ritardi e difficoltà) al riaccertamento straordinario che, attraverso la cancellazione di una montagna di residui attivi ha determinato un disavanzo di oltre 16 milioni di euro che dovrà essere ripianato, come abbiamo visto sopra, in 30 anni, così come consentiva la legge (559 mila euro all’anno).

Nonostante i numerosi riaccertamenti, resta il fatto che il comune ha rapidamente accumulato una grande quantità di residui passivi e, soprattutto, attivi: ben 31,207 mn alla fine del 2015 che, come abbiamo visto, impongono però l’iscrizione in bilancio tra le spese di un fondo rischi.

Ma come si sono formati tanti residui? Esaminando le tabelle allegate alla relazione generale si nota come:

  1. una parte consistente, 13,317 mn derivano da Tarsu (oggi Tari) non riscossa, a partire addirittura dal 2006! Nel 2015 su 5,8 mn iscritti in bilancio il comune ha incassato solo 2,870 mn. 2,930 mn sono andati a residui, il che significa che oltre la metà della tassa sui rifiuti non è stata pagata per tempo. Da qui, anche, l’estrema difficoltà a far funzionare adeguatamente il servizio di spazzamento e raccolta dei rifiuti solidi urbani.
  2. Un’altra posta significativa è data dai canoni per il servizio idrico, per i quali risultano residui da incassare per 3,315 mn; 1,161 mn derivano dalle contravvenzioni non pagate; 2,809 mn da Ici non riscossa; a cui si aggiungono 0,764 mn per Imu.
  3. Il ministero della Giustizia risulta debitore del comune per 2,682 mn per contributi non versati sulle spese del Tribunale; la Regione deve versare al Comune 1,633 milioni.

Circa il 70% dei residui attivi derivano da tributi, tasse, multe e canoni di esclusiva pertinenza del comune. Risulta evidente la scarsa capacità del comune nel riscuotere quanto dovuto dai cittadini che probabilmente si adeguano, nonché una buona dose di indolenza dell’amministrazione nel perseguire i contribuenti evasori.

Ciò che ha contraddistinto la gestione finanziaria del 2015 è stato, altresì, il dato delle entrate gonfiate in sede di previsione che, tra l’altro – è questo il caso dell’Imu- hanno portato allo sforamento del patto di stabilità sul versante delle spese, con le conseguenze di cui abbiamo già parlato.

In questo caso, infatti, in bilancio era stata iscritta una somma di  3,180 mn, mentre a fine anno è  stata accertata una somma di 1,833 mn! Una previsione fantasiosa e imprudente a fronte della quale non si è provveduto a iscrivere un congruo fondo rischi.

Analogamente si è proceduto con l’iscrizione in bilancio di una forte somma per il recupero evasione Ici, a fronte della quale si è registrata una bassa attività di recupero, tra l’atro con un accertamento inferiore di circa il 50% rispetto allo stanziamento.

Lo stesso si deve dire per quanto riguarda la somma iscritta in entrata per l’alienazione di fabbricati: 1,767 mn, poi realizzata per 0,880 mn (vendita del palazzo di piazza Conceria).

Va detto, in conclusione di questa disamina di carattere finanziario, che il fenomeno della diminuzione di entrate non è una caratteristica del nostro comune, ma affligge moltissimi comuni, soprattutto in Sicilia.

Per quanto riguarda Termini Imerese le evidenze ci dicono che le entrate tributarie sono passate da 16,021 mn nel 2014 a 12,966 mn nel 2015. I trasferimenti da Stato e Regione da 7,182 nel 2014 a 5,112 nel 2015. Solo le entrate extratributarie sono aumentate, passando da 1,189 mn nel 2014 a 3,737 mn nel 2015, ma per effetto del ritorno al comune della riscossione dei canoni del servizio idrico, per alcuni anni gestito da Aps.

Ciò impone, tuttavia, una politica di bilancio attenta e la capacità di riscuotere quanto dovuto dai cittadini, oltre alla progettazione di programmi che possano innalzare i livelli di occupazione e di reddito della popolazione. Il bilancio del nostro comune, infatti, rischia di essere travolto dalla crisi infinita che si è aperta con gli avvenimenti del 2008 e con la chiusura della Fiat.

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